lunedì 29 aprile 2013

Il poeta in 100 pezzi: 96: Poesia e democrazia

Poesia e democrazia
Qualche attacco. I sarcasmi verso il borghese, l’odio e l’irrisione per la democrazia borghese e la religione del progresso – di Poe, Baudelaire... non erano spirito di categoria o postumi della scalmana romantica. Agli inizi del secolo scorso i poeti – alcuni poeti, quelli in cui ci riconosciamo – avevano già smascherato il nemico (non solo della poesia) – quest’anima divisa e doppia, questa menzogna su due gambe...
    Poiché la borghesia ha sempre usato la democrazia e il progresso come maschere pubbliche per le sue azioni private...
    È una verità molto semplice, di una evidenza accecante – per questo possiamo ripeterla, senza neppure la virtù sospetta e sempre un po’ ridicola dell’antiveggenza.
    Il cuore della borghesia – e di questa sua odierna discendenza promiscua –, anche quello che esibisce il suo battito a sinistra, è un cuore economico, un cuore privato, ridotto a un solo elemento: avendo sostituito, anzi identificato, il bene con l’utile – il vero e il bello servono ai suoi fini (l’arte socialista o il best-seller), quando decide di servirsene...

    Il democratico borghese rifugge dalla poesia non perché sia aristocratica – al contrario, perché è naturalmente democratica.
    La poesia si rivolge all’uomo interiore, che è in ognuno, tocca quel nucleo vivo e senziente dove riposano le verità universali: il mistero del mondo, il dolore, la morte... maestre d’uguaglianza – e ambisce a rianimarlo, a suscitare energie conculcate da parole d’ordine e ordini del giorno...
    (In questo senso è certo aristocratica – a riprova che vera democrazia e aristocrazia coincidono – poiché mira al dispiegamento delle forze migliori...).
    Né privata, né aristocratica – la poesia è voce che si leva, una voce e un nome, per far sognare i cervelli umani... Se oggi è alla privatezza, alla privazione – e paradossalmente le rivendica – è perché la vita stessa è privata, spogliata dalla tirannia dell’Utile, e in quella privatezza la poesia è esclusa (o reclusa) – lasciata alla sua privazione. (21.IX.95)


Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004

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