sabato 10 luglio 2010

Cartigli

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L’errore si ripete continuamente nell’azione, perciò bisogna ripetere instancabilmente la verità con le parole.
Goethe

Producete e consumate: vangelo secondo Giuda.
Persio


Il gioco dell’incanto. C’è del calcolo negli incanti degli italiani – calcolo e amnesia, in paradossale convivenza, e convenienza. Che si lascino facilmente incantare è risaputo; che arrivino, tardivamente e brutalmente, a liberarsi di chi li ha incantati è storico.
Ma quello che li spinge a sollevarsi, contro il despota da balcone o l’egolatra da sondaggio, non è il bisogno di riscattarsi dall’asservimento, che essi stessi hanno favorito e mantenuto finché ne vedevano il vantaggio, bensì la pura pena delle scorticature, delle ferite, quando, finiti gli incanti e i vantaggi, non riconoscono che i danni e le perdite.
Puniranno colui che li ha danneggiati, pronti a ricomnciare il gioco col prossimo incantatore.


Predatori e prede. Sono sempre di più quelli che si sentono in qualche modo autorizzati a delinquere. La condizione stessa di viventi in un certo senso li autorizza: è un tal delitto la vita! Nella sua natura nuda e cruda non si fonda forse sulla predazione e sull’assassinio, sul parassitismo e sulla rosura? E la ferocia del Mercato oggi si incarica di strapparle ogni nobile velo, per rivestirla col luccichio e lo strascico delle Merci. Così non c’è che l’adescamento, un adescamento generale, rivolto a tutti, ed è sempre più difficile, moralmente, confortare e contenere i molti con i «premi» di quaggiù o di lassù; è sempre più arduo, socialmente, tenere a bada i predatori, che non sono più i pochi, i reprobi, ma si vanno da ogni parte moltiplicando, ruoli e arruolati, e potranno arrivare – algebra più che profezia – a pareggiare, o superare, il numero delle prede...