lunedì 15 aprile 2013

Il poeta in 100 pezzi 91: Teste senza stelle

    Teste senza stelle

C’è da dubitare che il primo poeta sia davvero finito con la testa fracassata, come se lo figurava Jack London, per aver scelto di cantare le stelle o una donna invece del fegato di daina o della mazza di Uk. London vedeva la cosa con l’ironia del romantico attardato che era; ma per un poeta tribale il fegato della preda catturata dal capo dell’orda doveva essere certo più significativo di qualunque donna o lume celeste.
    Sarebbe una teoria dolce come una vendetta, ma la storia della poesia non è una storia di têtes étoilées: la testa ferita e trapanata di Apollinaire è solo il tributo pagato da Guillaume alle meraviglie della guerra... Il potere non teme la poesia, bensì, appena, il poeta che sia contro – Mandel’stam e non Pasternak –; ma il potere temerebbe anche un barbiere che fosse contro...
    Poeti disposti a cantare fegato di daina e mazza di Uk non sono mai mancati e oggi ce ne sarebbero a bizzeffe; se non che questo compito serio e imprescindibile se lo sono preso decisamente giornali e televisione – odi, encomi e canzoni appartengono tutti a un solo genere: pubblicità. Così, al poeta tocca quel che in realtà è sempre toccato: è lasciato vivere, o lasciato morire – che è la stessa cosa. (4.VIII.95)

Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004

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