lunedì 11 aprile 2011

Cartigli

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Presto è tardi
. Non ci si libera mai abbastanza presto di un despota o di un autocrate demoscopico. Di solito si lascia che fili il perfetto e fatale amore con le sue folle, sedotte con l’eterno repertorio di promesse e menzogne. Sostenuto da quanti sostiene e sostenta, ha dalla sua la cecità dei numeri, gli opportunisti che osannano e gli oppositori che non osano (o si azzuffano tra loro su come liberarsi e su chi sarà il liberatore). Corrivo e protervo può resistere a ogni damnatio e produrre un danno inarrestabile: tutto andrà in pezzi intorno a lui, compresa, ma troppo lentamente, la roccaforte del suo potere.
Solo il danno di tutti, sedotti e dissidenti, il danno totale, manderà all’aria il baraccone: cruento o grottesco che sia l’esito, per non dire di quando la fine arriva unicamente per cause naturali… Ecco perché non si dà liberazione che dietro il suo comico «finalmente!» non abbia il tragico «troppo tardi!».

lunedì 4 aprile 2011

Cartigli

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Esortazione. Giovane poeta italiano, che non ti rassegni all’abiezione in cui è caduto il tuo paese eppure vedi impietosamente che non c’è salvezza possibile, ripara all’interno, chiedi asilo poetico: c’è una sola Italia dove vivere – come nella carducciana «isola dei poeti, degli eroi»... Non la penisola del tempo, ma un’isola della mente, una terra di morti, che sono i soli vivi – beata e non beota come quella dei morti-viventi che l’assediano e divorano giorno dopo giorno. Questa sia la tua Italia – l’altra faccia della merdaglia.