lunedì 18 febbraio 2013

Il poeta in 100 pezzi: 66



Ridotto a se stesso, portatore di una poesia inevitabilmente solitaria, singolare – una poesia che nessuno lo aiuta a fare – senza dei e eroi in comune con i suoi contemporanei – che anzi vivono di miti succedanei, per lui intollerabili, adorano vitelli d’oro; ha il poeta davvero un’altra possibilità se non quella di coltivare la propria diversità, farsi un mito di esilio e solitudine? Non è solo attraverso questo sacrificio in sé dell’universale, un sacrificio non richiesto né riconosciuto – dunque non retorico, ma necessario – che egli può mantenere viva nel mondo la poesia? (28.XII.93)


Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004

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