lunedì 11 febbraio 2013

Il poeta in 100 pezzi: 63



In poesia bisogna diffidare dell’io discreto, come dell’io petulante o compiaciuto. L’io o è una solenne invenzione o è pigolio. L’io modesto è un’invenzione modesta, mediocre; poiché l’io è sempre invenzione.

Questa inventata verità, o grande maschera, deve avere una forma adeguata – che vuol dire: stile – ovvero, grande stile – tono, ritmo, memorabilità: tutto ciò che tengono insieme, che fanno forma viva, necessità e tecnica.

Ogni essere non è che forma, vivo in quanto e finché tale: una forma complessa e vuota, regolata da leggi rigorose, immutabili. La poesia risponde a leggi sue proprie, ma non diverse: dà forma a un’invenzione, o, che è lo stesso, al vuoto. Nata da una forma vuota e mortale, essa porta in sé, come un codice genetico, il vuoto e la morte – racchiusi nel rigoroso splendore di una forma viva. (30.VII.93)

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