venerdì 23 aprile 2010

Cartigli

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Contempliamo l’ironico paradosso offerto dalle folle gregarie dell’oggi, sparse per chiese e musei, in coda davanti all’artista solitario e ribelle di cinque secoli fa: la felice sventura di Michelangelo Merisi da Caravaggio d’essere impopolare in vita e quella tristissima d’essere, nella sua morte secolare, sollevato ai triti trionfi di una moda.
E può accadere, nel bailamme di voci al seguito, in articoli e interviste, in questo caravanserraglio di vaniloquenti compiaciuti di sé, che qualcuno, imbevuto di odierne odiose banalità, accosti a Caravaggio nomi di musicanti: Lou Reed, Velvet Underground... A parte le imbarazzanti lontananze di campo e d’epoca; il primo, «maledetto» – logora coloritura giornalistica – poiché in lotta coi conformismi del suo tempo, come è del genio; gli altri, feticci di un maledettismo consumistico, conformisti facitori di prodotti derivativi e subito popolari. Che può mai avvicinarli se non l’impulso ebete, o il calcolo sciocco, frivolo e mercantile, di un lusingatore dei tempi?

da Italia, Italia, Il Labirinto, 2007

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