Poesia e democrazia
Qualche attacco. I sarcasmi verso il borghese, l’odio e l’irrisione per la democrazia borghese e la religione del progresso – di Poe, Baudelaire... non erano spirito di categoria o postumi della scalmana romantica. Agli inizi del secolo scorso i poeti – alcuni poeti, quelli in cui ci riconosciamo – avevano già smascherato il nemico (non solo della poesia) – quest’anima divisa e doppia, questa menzogna su due gambe...
Poiché la borghesia ha sempre usato la democrazia e il progresso come maschere pubbliche per le sue azioni private...
È una verità molto semplice, di una evidenza accecante – per questo possiamo ripeterla, senza neppure la virtù sospetta e sempre un po’ ridicola dell’antiveggenza.
Il cuore della borghesia – e di questa sua odierna discendenza promiscua –, anche quello che esibisce il suo battito a sinistra, è un cuore economico, un cuore privato, ridotto a un solo elemento: avendo sostituito, anzi identificato, il bene con l’utile – il vero e il bello servono ai suoi fini (l’arte socialista o il best-seller), quando decide di servirsene...
Il democratico borghese rifugge dalla poesia non perché sia aristocratica – al contrario, perché è naturalmente democratica.
La poesia si rivolge all’uomo interiore, che è in ognuno, tocca quel nucleo vivo e senziente dove riposano le verità universali: il mistero del mondo, il dolore, la morte... maestre d’uguaglianza – e ambisce a rianimarlo, a suscitare energie conculcate da parole d’ordine e ordini del giorno...
(In questo senso è certo aristocratica – a riprova che vera democrazia e aristocrazia coincidono – poiché mira al dispiegamento delle forze migliori...).
Né privata, né aristocratica – la poesia è voce che si leva, una voce e un nome, per far sognare i cervelli umani... Se oggi è alla privatezza, alla privazione – e paradossalmente le rivendica – è perché la vita stessa è privata, spogliata dalla tirannia dell’Utile, e in quella privatezza la poesia è esclusa (o reclusa) – lasciata alla sua privazione. (21.IX.95)
Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004
lunedì 29 aprile 2013
lunedì 22 aprile 2013
Il poeta in 100 pezzi: 95, I paradossi del poeta
I paradossi del poeta.
Senza le muse è la noia; senza la noia, niente muse. (l0.VIII.95)
Ogni poesia è sempre postuma: chi scrisse quella particolare poesia non c’è più: ne ha già scritta o ne sta scrivendo un’altra. (16.VIII.95)
Sii sempre in te: è lì che la poesia può trovarti – per tirartene fuori. (al 17.IX.95)
Se la sensibilità è la debolezza del poeta (Valéry), la poesia è la forza della sua debolezza. (17.IX.95)
Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004
Senza le muse è la noia; senza la noia, niente muse. (l0.VIII.95)
Ogni poesia è sempre postuma: chi scrisse quella particolare poesia non c’è più: ne ha già scritta o ne sta scrivendo un’altra. (16.VIII.95)
Sii sempre in te: è lì che la poesia può trovarti – per tirartene fuori. (al 17.IX.95)
Se la sensibilità è la debolezza del poeta (Valéry), la poesia è la forza della sua debolezza. (17.IX.95)
Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004
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lunedì 15 aprile 2013
Il poeta in 100 pezzi 91: Teste senza stelle
Teste senza stelle
Sarebbe una teoria dolce come una vendetta, ma la storia della poesia non è una storia di têtes étoilées: la testa ferita e trapanata di Apollinaire è solo il tributo pagato da Guillaume alle meraviglie della guerra... Il potere non teme la poesia, bensì, appena, il poeta che sia contro – Mandel’stam e non Pasternak –; ma il potere temerebbe anche un barbiere che fosse contro...
Poeti disposti a cantare fegato di daina e mazza di Uk non sono mai mancati e oggi ce ne sarebbero a bizzeffe; se non che questo compito serio e imprescindibile se lo sono preso decisamente giornali e televisione – odi, encomi e canzoni appartengono tutti a un solo genere: pubblicità. Così, al poeta tocca quel che in realtà è sempre toccato: è lasciato vivere, o lasciato morire – che è la stessa cosa. (4.VIII.95)
Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004
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Teste senza stelle
lunedì 8 aprile 2013
Il poeta in 100 pezzi 89
Un buon tema per un poemetto eroicomico: la candidatura di Baudelaire all’Académie. Il candidato Baudelaire che vaga per le strade di Parigi, va di porta in porta, lascia i suoi libri, incontra i vari Immortali... I Villemain sono effettivamente immortali: ci sarà sempre un M. Villemain sulla strada di un poeta. «Signore, non sono originale, io». – «Che potete saperne, signore?», rispondeva ironico e profetico Baudelaire. Oggi Villemain è originale. (1.VIII.95)
Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004
Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004
lunedì 1 aprile 2013
Il poeta in 100 pezzi: 87
Le vite dei poeti, come le vite dei santi. Storie che la poesia può fare assurgere a miti – e non solo miti interni, o devozioni per confrères e discendenti. Santo Torquato Tasso, Santo Edgar Poe, Santa Emily Brontë, e Keats, Baudelaire, Campana: sono storie di martirii, che una gloria postuma aureola e occulta; ma la materia è buona per tardi miti eroici... (1.VIII.95)
Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004
Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004
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