Hanno camminato accanto a noi fino a ieri, ma rischiamo di perderli. Eppure, poeti come Gianfranco Palmery (1940 – 2013) hanno letto e detto il mondo, a noi e per noi, in un modo prezioso perché unico, attraverso un sentire, un'arte e una parola inusitati. I poeti, in Italia, sono letti da pochi. Se a ciò si aggiungono i vizi di una critica letteraria e di un sistema editoriale chiusi a personalità fuori del consueto giro, si capisce perché rischi di non essere conosciuto come dovrebbe l'aspro e coerente percorso di un poeta come Palmery, capace di elevare, tra il «chiostro e il mondo», il cantus firmus degli affanni e delle mancanze che fanno e disfanno l'esistere in terra. Questo Speciale ritorna alla voce di Palmery, artista, poeta, artefice di riviste e di una raffinata casa editrice. Alla parola poetica di Palmery (ritratto qui sopra in una foto di Nancy Watkins del 2002) si accostano, in sette contributi, linguisti, poeti, critici, traduttori. Bibliografia e sitografia completa.
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