venerdì 1 luglio 2011

Le tigri dell’ira

*

Specula et spectacula: quelle battute, quelle smorfie, quelle gesticolazioni: si specchiano gli uni negli altri coi loro logori repertori obbligati: cortigiani e avversari, ingrugnati o ridenti o irridenti…
Sono spettri che si affollano la sera negli studi televisivi e affiorano dagli schermi per entrare nelle inquiete stanze degli italiani – rappresentanti del popolo e presentatori popolari: macchinali silhouettes, caricature umane che hanno perso il loro peso specifico in pensiero e sangue, involucri divorati da una mortale irrealtà.
Eccoli replicare nello specchio allucinato dei televisori, la partita truccata che si trascina nella luce smorta di parlamenti malati – tra la protervia di chi impone e l’ignavia di chi si oppone – senza nerbo, senza sdegno, senza ingegno: tutti comunque fatalmente alieni da una diversa idea del mondo che non contempli il prodotto lordo ma la lordura che produce.
Milioni di occhi e di orecchi soccombono a quei vaniloqui, disperano o si stordiscono con lo sberleffo dei comici – mai così folti come in questi anni drammatici!
Ma dal profondo, da un interno subbuglio, non sale, non arriva a farsi sentire la voce di dentro che intima: non ridete, adiratevi?

«Le tigri dell’ira sono più sagge dei cavalli dell’educazione.»

A dominare, ahinoi, sono i cavalli: tranquilli trotterellano coi loro personali paraocchi e anche quelli che s’impennano sono sicuri della stalla e del foraggio.

«Aspettati veleno dall’acqua ferma.»

Lode all’autore dei Proverbi infernali – e guai a quel popolo che non è capace di adirarsi.

1 commento:

Redazione ha detto...

Caro Gf, c'è in giro da un po' un libello intitolato "Indignatevi" che tutti osannano e slinguazzano come fosse un francobollo di una volta (quelli di ora sono autoadesivi), ma che nessuno prende sul serio, ovvero a nessuno viene in mente di indignarsi (almeno nel nostro amato paese, visto che altrove - vedi Spagna - certi giovani lo fanno. In questi giorni stessi assistiamo alla rivolta dei greci i quali - questi, sì -, adirati, se si rivoltano contro la loro classe politica (quella che li ha rovinati e questa che vuole risanarli facendoli però morire di fame - eppure: altrimenti come risolvere?). Tutto avviene all'estero; qui da noi, mai niente del genere: al più, noi facciamo girotondi, o vaffanculo day, ecc. Noi siamo, credo, definitivamente anestetizzati, più pecore che cavalli, e le vere tigri sono quelle che allisciandoci ci sbranano mentre noi balliamo il samba (o è il bunga bunga?). Insomma: adiriamoci, perdio, ma facciamolo sul serio e magari senza dirlo, perché già il dirlo fa scadere l'attimo (che poi non possiamo più cogliere, perché nella vita, come nella morte, non c'è rewind). Oso sperarlo, con l'ottimismo della volontà, come diceva quel tale. Dispero che così sia, col pessimismo ecc.
Francesco