lunedì 27 maggio 2013

Il poeta in 100 pezzi: 100

    La tirannia dei grandi numeri – o zelanteria democratica – porta a raffronti insensati: «Canzone batte poesia», concludono i devoti dei dati, che trattano il declino di una civiltà o le miserie della specie come un campionato di calcio.
    Del resto sarebbe come dire: bigiotteria batte oreficeria – o, la televisione supera il teatro. Gran novità. Abbassi il valore e cresce il numero; e, reciprocamente, alzi il numero e scende il valore: è una regola plumbea.
    Enunciati come questo, già preceduti da democratiche eliminazioni di fatto, non riescono a nascondere, dietro il razionalismo dell’analisi, il compiacimento per una sconfitta attesa. (al 16.XI.95)

Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004

lunedì 20 maggio 2013

Il poeta in 100 pezzi: 99

Tutto quello che il mondo può fare con i poeti, quando non può più ignorarli, è onorarli: la verità della poesia non passa tra gli umani, non ha corso, se non sotto forma di commercio delle reliquie. La morte del poeta, in questo senso, non cambia niente; può solo avviare il mercato. (al l0.XI.95)



Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004

lunedì 13 maggio 2013

Il poeta in 100 pezzi: 98: L'immortalità

    «L’immortalità è un’incerta pratica burocratica. I posteri hanno i nostri stessi meriti di posteri e le stesse nostre insulsaggini di contemporanei. La virtù della posterità è il tempo – virtù del diavolo». Così Persio, leopardiano alla scuola del Parini. (26.IX.95)


Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004

lunedì 6 maggio 2013

Il poeta in 100 pezzi: 97

    Poiché il poeta resiste, non consente – non si aggrappa agli scorrimano d’epoca – «corre all’estremo oriente quando il fuoco d’artificio si spara a occidente»... ecc. – e dunque appare un essere a parte, una bizzarria, un paradosso ambulante, va da sé che sarà tenuto a distanza, un po’ irriso, un po’ spregiato... Eppure, né più né meno, quegli stessi tratti che lo facevano esecrabile, precisamente quelli: i suoi spaventosi connotati terreni – l’aggrondata solitudine, o l’umor nero, o il sarcasmo, o l’impassibilità, gli odi e i disgusti, le stravaganze, l’altera mitezza, le manie, le insopportabili profezie... –, a funerali fatti, l0 o 20 o 50 anni dopo, saranno consacrati, diventeranno il reliquiario delle chiacchiere (articoli, prefazioni, saggi...): ciò che ebbe lo sprezzo avrà la riverenza. Curioso carosello. (al 24.IX.95)


Da Il poeta in 100 pezzi Edizioni Il Labirinto, Roma, 2004